Tornei, gare, sfide e operazioni “baciate”.

Non è il racconto di una giostra cavalleresca, ma solo alcune delle pressioni commerciali sulla vendita dei prodotti finanziari che i dipendenti bancari subiscono ogni giorno. E che, per la prima volta, sono state messe nero su bianco, lo scorso mese, dalla Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul sistema bancario e finanziario.

I rappresentanti delle associazioni sindacali hanno documentato davanti al Parlamento alcuni dei casi più clamorosi di indebite pressioni commerciali, quali: umiliazioni verbali, minacce di trasferimento o di revoca delle ferie o del part time in caso di mancato raggiungimento dei budget; inserimento da parte dei responsabili di nuovi appuntamenti con i clienti all’insaputa del lavoratore; organizzazione di “tornei”, gare o sfide tra aree territoriali o filiali per confrontare o premiare i risultati dei dipendenti, politiche remunerative fortemente collegate ai risultati di vendita.

“Ulteriori problematiche”, si legge nella relazione della Commissione, “sono emerse poi in relazione alla fase di profilatura della clientela e all’applicazione delle conseguenti regole di condotta (valutazione di appropriatezza/adeguatezza) soprattutto nel caso delle riprofilature strumentali e delle operazioni baciate. Ciò a discapito del perseguimento del miglior interesse del cliente che deve, invece, orientare il comportamento degli operatori professionali che prestano servizi di investimento”.

“Purtroppo la profilazione del cliente talvolta non viene vista come fondamentale tutela per il risparmiatore ma come semplice processo operativo. Ecco allora che, anziché andare in profondità a scoprire gli obiettivi temporali di investimento, il grado di attitudine al rischio, la reale situazione economica/finanziaria/patrimoniale, il grado di educazione finanziaria, la compilazione del questionario Mifid rischia di diventare un mero obbligo formale”, spiega a Citywire Italia Giuliano Xausa (foto sotto), segretario nazionale della Fabi e presidente di Assonova, “esistono casi dove addirittura le risposte vengono suggerite al fine di amplificare l’attitudine al rischio e collocare prodotti assai rischiosi”.

 

Citywire Italy - OFC Board 2019 - Giuliano Xausa

 

In Italia, quando si parla di indebite pressioni commerciali, ci si riferisce principalmente al mondo dei lavoratori dipendenti. “Non possiamo, però, dimenticare che, ad esempio nelle ex banche venete, le indebite pressioni venivano esercitate tanto nei confronti dei dipendenti quanto nei confronti dei consulenti finanziari delle reti. Non possiamo poi nascondere il fatto che ci sono altri modi, talvolta più subdoli, per forzare la vendita di specifici prodotti quali ad esempio provvigioni molto elevate o premi extra al raggiungimento di particolari risultati”. Per la Commissione, infatti, i modelli remunerativi e i percorsi professionali del personale bancario vanno approfonditi.

“La profilazione, sia per la normativa in materia finanziaria sia per la consolidata giurisprudenza della Cassazione, rientra negli obblighi informativi a carico dell’intermediario finalizzati a far sì che l’investitore faccia una scelta realmente consapevole nel decidere come impiegare i propri soldi”, sottolinea l’avvocato Fausto Fasciani (foto sotto), “tale obbligo spetta all’intermediario, in quanto la legge presume che abbia conoscenze in materia finanziaria maggiori di quelle dell’investitore al dettaglio. L’obbligo di informazione risponde alla know your customer rule e consiste nell’acquisizione delle informazioni necessarie per l’apprezzamento del profilo di rischio proprio dell’investitore, con la conseguente individuazione degli strumenti finanziari appropriati per tale investitore. Sulla base di queste informazioni, che il cliente può anche non rilasciare, spetta all’intermediario valutare se l’operazione richiesta sia adeguata o meno”.

 

Fausto Fasciani - Italy

Per Fasciani la tutela dell’investitore passa anche attraverso quella del lavoratore. “La normativa in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro stabilisce in maniera chiarissima che il datore di lavoro ha il dovere di tutelare la salute psico- fisica dei lavoratori. L’indebita pressione rientra nel cosiddetto straining, che, secondo la giurisprudenza di Cassazione, è ravvisabile allorquando il datore adotti iniziative che possano ledere i diritti fondamentali del dipendente mediante condizioni lavorative ‘stressogene’”.

Una domanda, però, sorge spontanea: a che cosa porterà, concretamente, la recente relazione?

“Ora nessuno può più dire di non sapere”, risponde Xausa, “la commissione ha sancito alcuni importanti punti fermi. Il tema delle pressioni commerciali non è un problema di carattere sindacale o aziendale, ma sociale, in quanto impatta sulla corretta promozione del risparmio. Il benessere lavorativo è una condizione essenziale per assicurare lo svolgimento delle attività bancarie nel pieno interesse del cliente. C’è un forte richiamo alla profilazione sostanziale. La bassa educazione finanziaria dei risparmiatori non deve essere giustificazione per condotte irregolari da parte degli intermediari”

La Commissione, poi, si limita a ipotizzare nuovi metodi di indagine, quali per esempio il mystery shopping. Nulla, però, su norme più severe o su sanzioni. Mentre l’importante accordo sulle politiche commerciali sottoscritto, da organizzazioni sindacali e Abi nel 2017, non sembra aver dato i frutti sperati dalle prime.